IL BUSINESS DEGLI ANZIANI E I MODELLI DI BUSINESS DEL FUTURO
L’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite
Se si considera che nei primi anni sessanta gli abitanti del pianeta erano poco più di 3 miliardi, alla fine del XX secolo erano già raddoppiati e oggi siamo oltre 8 miliardi, ci rendiamo conto che non solo la società, ma anche l’economia è in forte cambiamento.
Motore di tale forte incremento è la transizione demografica. A fine del XXI secolo saremo oltre 10 miliardi, per poi cominciare a decrescere a causa dell’allargamento del numero di stati con fecondità sotto il livello di equilibrio generazionale.
Lungo questo percorso la demografia pone, tuttavia, nuove sfide per chi fa business:
- Prima di arrivare al picco si aggiungeranno almeno 2 miliardi di persone, incremento che andrà reso sostenibile dal punto di vista del consumo delle risorse naturali
- Tale crescita si concentrerà nelle aree più povere del mondo
- Ad aumentare sarà l’incidenza della popolazione anziana, in particolare nei paesi più ricchi, con conseguente necessità di rendere sostenibile, dal punto di vista economico e sociale, il rapporto tra generazioni
In Italia oggi vivono 14 milioni di persone con più di 65 anni, pari al 23% dei cittadini. Tra meno di dieci anni, nel 2030, diventeranno 16 milioni e, nel 2050, 19! A rendere il fenomeno ancor più rilevante è la perdita di 2 milioni di lavoratori nella fascia d’età tra i 20 e i 64 anni. Signori, lo squilibrio demografico è servito!
La Silver Economy
Il concetto di “silver economy”, indicata nel 2018 dalla Commissione UE, esprime il complesso di attività economiche rivolte specificatamente alla popolazione con 50 anni o più, che cessano parzialmente o totalmente l’attività lavorativa passando da uno stile di vita attivo a uno ‘differentemente attivo’. Concetto “attualizzato e ampliato” da Itinerari Previdenziali, che ha distinto tra loro tre grandi raggruppamenti di età (50-64, 65-74 e over 75) e indicato come “silver” quanti abbiano raggiunto i 65 anni.
Un peso, quello assunto da questo raggruppamento di soggetti, che in Italia oscilla tra i 323,5 e i 500 miliardi di euro, una quota corrispondente al 20 o 30% del PIL 2020.
Si tratta di persone figlie del baby boom (gli anni tra il 1946 e il 1964) che hanno una certa capacità di spesa: grazie anche al fatto di aver goduto di un’epoca di rapida crescita economica con salari stabili, il loro reddito lordo medio globale sarà il più alto tra tutti i gruppi di età entro il 2030 e già oggi controllano tre quarti del patrimonio netto mondiale. L’analisi e i numeri emergono dallo studio «Silver economy: analisi di un settore in costante crescita capace di contribuire allo sviluppo di un’economia italiana vibrante, innovativa e sostenibile» pubblicato dalla Rome Business School.
I Silver, ossia gli over 65 in Italia cambiano la società
L’Italia si configura così come uno dei Paesi più longevi al mondo: nel 2019 la speranza di vita a 65 anni era di 19,7 anni per gli uomini e 22,9 per le donne, ben al di sopra della media europea. Qui entra in gioco però un altro fattore: se si considera l’aspettativa in buona salute, il target si riduce a 10,6 anni per gli uomini e 10,2 per le donne.
Rispetto al passato, secondo l’Osservatorio Senior delle Poste Italiane, i silver hanno modificato stile di vita e abitudini. Sono il «perno familiare»: oltre nove milioni di nonni si occupano dei nipoti e oltre sette milioni contribuiscono con risorse economiche alla famiglia di figli e nipoti.
Hanno bene in mente che all’aumento del numero di anziani si affianca anche una riduzione del numero dei giovani, squilibrio strutturale – aggravato dal fatto che le fasce più giovani hanno spesso una capacità reddituale ridotta e discontinua, condizionata da un mercato del lavoro precario – che porterà anche a un aumento del fabbisogno previdenziale e assistenziale sanitario, non certo sostenibile nel futuro prossimo, se paragonato agli attuali standard di servizio. La spesa sanitaria pubblica, infatti, nel 2019 è stata pari a 115 miliardi di euro, con previsioni di un decremento tra il 2023 e il 2025 a un taso medio dello 0,6%. E allora che fare? FARE PREVENZIONE E PRENDERSI CURA DI SE STESSI diventa, così, il modo per ridurre il peso sul sistema sanitario e sulla propria rete di familiari, in termini di cure ed economici.
In questa logica, uno dei temi caldi per cavalcare l’onda della silver economy è dato dalla prevenzione, ossia riuscire a lavorare per incrementare l’aspettativa di vita in buona salute, date le previsioni di allargamento di tale segmento di consumatori dalla allungata aspettativa di vita.
Un recente studio ha definito tale fenomeno di insorgenza, nella società, di un insieme di nuovi bisogni, come “la presa in carico di queste persone in tutte le loro funzioni”. Presa in carico che tiene conto di una popolazione che, invecchiando, non potrà contare sul supporto della famiglia (data la riduzione della natalità) e, al tempo stesso, sarà caratterizzata da una condizione economica migliore e una capacità di spesa superiore a quella di altre fasce d’età (quella degli over 65 è l’unica classe anagrafica il cui rischio e il cui livello di povertà è diminuito nell’ultimo decennio). A partire dai dati MEF e Banca di Italia, il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali stima il patrimonio medio dei Silver in 292 mila euro che, moltiplicati per 13,9 milioni di soggetti interessati, portano il totale della loro ricchezza a 4.059 miliardi di euro, pari al 41,4% della ricchezza totale degli italiani. Scendendo ancora più nel dettaglio, di questa ricchezza 1.501 miliardi di euro sono rappresentati dal patrimonio mobiliare e 2.558 miliardi da quello immobiliare”, si legge nello studio.
E di cosa hanno bisogno i Silver?
Avranno bisogno di etichette più leggibili sui prodotti che acquistano, di Assistenza sanitaria, Servizi sotto casa, Prenotazione di appuntamenti specialistici, Esami presso il SSN, Servizi di investimento che contemperino la necessità del contante per ogni evenienza – la salute in primis – con la protezione del valore dei propri risparmi; ancora, di avere l’abitazione nei pressi di quella di figli, sorelle, fratelli, desiderabile in un raggio di massimo di 20 minuti di distanza a piedi.
La casa è il luogo in cui si sentono meglio, purché la vita domiciliare sia integrata a reti di servizi di prossimità. 8 anziani su 10 hanno a breve distanza il proprio medico di famiglia, 9 su 10 una farmacia di riferimento, 3 su 10 un pronto soccorso o un ospedale. Anche la vicinanza del supermercato è fondamentale, così come quella di un bar a cui rivolgersi e persino un ristorante.
Ciò perché per questi “nonni” il contatto con gli altri esseri umani è fondamentale. E anche perché il maggior timore di tutti gli over 75 è soprattutto la solitudine dovuta alla rarefazione delle proprie reti sociali, la perdita di relazioni e lo spettro di non aver nessuno su cui contare. Oggi, gli anziani che vivono da soli sono 4,2 milioni, pari alla metà (49,8%) delle persone che in Italia vivono da sole. Tra un decennio saranno il 52% delle persone sole, ossia circa 5 milioni. E saranno un gruppo sociale ad altro rischio se non disporranno di reti sociali adeguate per essere supportati nel quotidiano. Tra le provincie, quelle a quoziente più elevato di over 65 in proporzione alla popolazione sono Savona, Biella, Genova, Trieste, Ferrara, Terni, Grosseto, Oristano, tutte sopra il 28%.
E quali sfide e opportunità attendono le nostre imprese, in particolare le PMI italiane?
L’attuale valore di “spendibile netto annuo” dei silver italiani ammonta a 283,6 miliardi, secondo i calcoli del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. Questa evoluzione comporterà ricadute importanti anche in termini occupazionali. Già oggi, sostengono gli studiosi, la silver economy genera un’occupazione pari a circa 4,6 milioni di lavoratori, coinvolgendo in particolar modo l’industria per l’abitare, la domotica e la mobilità, i settori dei servizi e del commercio, il mondo del risparmio gestito, delle SGR e delle banche – chiamato a costruire prodotti di investimento ad hoc – nonché il comparto assicurativo. Se la tendenza demografica appare un problema, dal punto di vista del business può essere colta anche come una risorsa, visto che i dati ci dicono che in Italia, il valore aggiunto riconducibile ai settori economici in cui la silver economy ha un impatto diretto è di almeno 43,4 miliardi. Il settore che beneficia di più della spesa dei Silver è l’abitazione (il 48,7% del totale della spesa media mensile dei single over 65), seguita dalla spesa alimentare, da quello dei trasporti (il 9% della spesa mensile) e quello dei servizi sanitari e per la salute, pari al 6-7% della spesa mensile degli over 65.
Uno studio del Pew Research Center ha riscontrato che esiste una crescita importante nell’utilizzo delle nuove tecnologie da parte degli over 65: si registra un sostanziale incremento nell’adozione e utilizzo di Internet, smartphone, banda larga e tablet. Nuovi servizi saranno abilitati da assistenti vocali, sensori IoT, wearable e sistemi di Augmented Intelligence e Machine Learning. Applicati, a loro volta, alle abitazioni (le smart homes, i robot per la pulizia, i sistemi antintrusione), alla mobilità (mezzi a guida autonoma e sistemi di navigazione e geolocalizzazione indossabili), al benessere e la salute (servizi tecnologici integrati per monitorare la salute e offrire assistenza a distanza).
Di ciò sembra essersi accorto il settore assicurativo che, secondo l’indagine di EY, prevede il passaggio dalla concezione classica di protezione assicurativa, limitata alla cura della malattia e al risarcimento del danno, a un modello che mette al centro il paziente e punta alla prevenzione. Tale approccio, sintetizzato nella formula “From Cure To Care”, è volto a guidare il cliente in tutto il “patient journey”, quel percorso di prevenzione, diagnosi, cura e assistenza del paziente. Modello basato su una visione più olistica della salute, che non si esaurisce in programmi di check-up medici in strutture convenzionate, ma contribuisce anche alla diffusione di comportamenti virtuosi legati ad attività sportiva e alimentazione. Il report ha fatto emergere l’interesse per l’integrazione dei servizi, inclusi quelli digitali, che accompagnano il percorso di cura del paziente con le soluzioni assicurative, esigenza confermata dal 63% degli intervistati.
Inoltre, se si considera che l’invecchiamento è spesso accompagnato da una maggiore probabilità di disabilità e di limitazioni funzionali, si comprende come sia in crescita anche l’interesse globale per la “tecnologia assistiva” e per tutte quelle soluzioni innovative che contribuiscono all’autosufficienza. In questo ambito aumenta anche la registrazione di brevetti in tutte le categorie legate a questa tipologia di tecnologia, come robot, IoT, AI, sensori avanzati, sistemi di interfaccia vocale e così via. Il business ha dimensioni enormi, se si considera che già oggi più di 1 miliardo di utenti nel mondo hanno attualmente bisogno di tecnologia assistiva, cifra che dovrebbe raggiungere i 2 miliardi entro il 2050!
Vogliamo allora chiudere la riflessione rivolgendoci alle PMI, il cui punto di partenza per impostare un modello di business vincente sta nell’avere chiaro il contesto in cui operano, il bacino dei potenziali clienti, i nuovi bisogni del proprio target e le sue capacità di spesa, i concorrenti già presenti sul mercato e le scelte che compiono, oltre a indagare i trend di consumo degli over 65. Serve, in sostanza, una solida pianificazione del business, per renderlo di successo e farlo prosperare negli anni a venire. E’ proprio la visione di insieme che caratterizza un buon piano strategico e consente di affrontare le sempre maggiori complessità del mercato, anche nel mondo dei beni e servizi offerti agli over 65.
Chiudiamo con il nostro credo, che permea tutta la nostra attività di assistenza ai nostri clienti: “Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”. (Charles Darwin).